La trama (presa qui): il vento ha ricominciato a soffiare e Vianne Rocher lo sa: è un segnale,
qualcosa sta per succedere. Quando riceve una lettera inaspettata e
misteriosa, capisce che ormai niente può opporsi a quel richiamo. Vianne
non ha altra scelta che seguirlo e tornare a Lansquenet, là dove tutto è
cominciato, il luogo dove otto anni prima aveva aperto una
chocolaterie. Qui, adesso come allora, nel paese che si raccoglie
intorno alla chiesa domina un’atmosfera chiusa e bigotta. Eppure c’è
qualcosa di nuovo. Il profumo delle spezie e del tè alla menta riempie
l’aria, donne vestite di nero camminano veloci, a capo chino, per le
viuzze; a rivaleggiare con il campanile, dall’altra parte della Tannes,
si leva ora un minareto. All’inizio la convivenza fra gli abitanti e la
comunità musulmana era stata tranquilla e gioiosa, ma un giorno le cose
sono cambiate e sono iniziate le incomprensioni, le violenze e il fuoco.
Terzo capitolo della saga che vede protagonista Vienne Rocher, questo libro, anche se scorrevole e ben scritto come i due precedenti, risulta un po' macchinoso, meno brillante degli altri due.
La storia è basata sul problema dell’integrazione razziale e Vianne, che proprio a Lansquenet ha conosciuto intolleranza e pregiudizi, avrà un ruolo fondamentale per affrontare segreti e incomprensioni e attraversare il sottile confine fra bugia e verità.
L'atmosfera è sempre carica di magia, di sensualità e di cioccolata, ma l'ho trovato un po' forzato in alcuni punti, un "tirare la pasta" per arrivare fino in fondo. Vale comunque la pena di arrivare al finale, sorprendente e inaspettato.
Interessante notare che, dopo la primavera di "Chocolat" e l'autunno-inverno di "Le scarpe rosse", qui l'ambientazione temporale è di fine
estate, con i suoi venti e i suoi profumi di frutta e marmellata.
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