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giovedì 11 giugno 2015

A proposito di libri... "Il rumore dei tuoi passi"

"Il rumore dei tuoi passi" di Valentina D'Urbano

La trama (presa qui): in un luogo fatto di polvere, dove ogni cosa ha un soprannome, dove il quartiere in cui sono nati e cresciuti è chiamato "la Fortezza", Beatrice e Alfredo sono per tutti "i gemelli". I due però non hanno in comune il sangue, ma qualcosa di più profondo. A legarli è un'amicizia ruvida come l'intonaco sbrecciato dei palazzi in cui abitano, nata quando erano bambini e sopravvissuta a tutto ciò che di oscuro la vita può regalare. Un'amicizia che cresce con loro fino a diventare un amore selvaggio, graffiante come vetro spezzato, delicato e luminoso come un girasole. Un amore nato nonostante tutto e tutti, nonostante loro stessi per primi. Ma alle soglie dei vent'anni, la voce di Beatrice è stanca e strozzata. E il cuore fragile di Alfredo ha perso i suoi colori. Perché tutto sta per cambiare.

Un libro bellissimo, una storia appasionante e coinvolgente. L'ho iniziato per caso e non riuscivo a smettere di leggerlo: fin dalle prime pagine viene svelato il finale e ho divorato le parole per sapere e capire perchè fin da subito non dovevo aspettarmi il lieto fine. Arrivata a metà, mi sentivo dentro la storia, insieme ai protagonisti. Poi la storia ha preso una piega inaspettata, molto vicina alla mia vita attuale, fatta di sacrifici e rinunce per chi non cambierà mai. La storia di chi cerca di salvare chi non vuole farsi salvare, di chi lotta per qualcuno che lo trascina sempre più in basso, di chi alla fine si rassegna a un finale che nonostante tutto coglie impreparati. Una storia di solitudine, di sensi di colpa e di risposte cercate nel rumore dei suoi passi.

Lo so io quello che avevo dentro.
Sai che ti stai perdendo i pezzi per strada, che qualcosa si è rotto e non puoi più riaggiustarlo.
Sai che ti sta scivolando via dalle mani e non riesci a trattenerlo e vorresti che tutto tornasse come prima, e se proprio non si può fare, allora vorresti accontentarti, saresti disposta a tenertelo pure così com'è, te lo faresti andare bene lo stesso.
Non potevo neanche voltarmi dall'altra parte e fingere di non vedere. Anche a volerlo ignorare mi si ripresentava continuamente davanti.
Vedevo quel declino che mi avevano annunciato anni prima e non potevo fare niente, lui non voleva essere aiutato.
Alfredo si era scelto la sua strada, io dovevo scegliermi la mia.
E la mia era quella di stargli dietro.
Senza dire più niente, senza lamentarmi. Lo lasciai andare anche se lasciarlo andare significava ammazzarlo, e il male che mi faceva era peggio di qualsiasi cridi d'astinenza.
Lui aveva la sua direzione, io la mia.
L'ho seguita quella strada, l'ho seguita fino all'ultimo.
Fino al giorno in cui è morto.
Dopo, non ho avuto più niente da seguire.

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